Francesco Antonio Caporale
L'albero delle mani
Francesco Antonio Caporale
Pittore, scultore, scenografo, nella città nella quale vive ed opera. La propensione innata, ereditata dalla tradizione familiare, verso la pittura e la scultura, ne orienta le scelte negli studi e nella formazione, portandolo a conseguire la maturità artistica e la laurea presso l’Accademia di Belle
Arti di Roma. In questi anni la sua attività di artista gli ha consentito di spaziare tra modalità tecniche e linguaggi specifici (la ceramica, la pittura, la scultura, il disegno, l’installazione, la performance) e di sperimentare e utilizzare per i suoi lavori creativi innumerevoli tipologie di materiali (il legno, l’argilla, il bronzo, il plexiglass). Nei primi anni ottanta, nel solco concettuale della Transavanguardia, nascono le sue “fantasie neo-barocche”; opere che affondano radici nell’estensione immaginativa del suo sentire e che, dal gioco multiforme delle superfici, si aprono allo spazio, incorporandolo con motivi installativi e alchimie visive. Nello stesso periodo, dedica ai viaggi di Samuel Gulliver disegni ad inchiostro e pastelli, oltre a tele di grande formato, in cui, con una pittura di taglio surrealista, dà concretezza visiva originale alle fantasie narrative di Jonathan Swift. Illustra con incisioni e serigrafie la poesia di Franco Costabile. Il suo canto poetico, d’altronde, rimane un punto fermo nelle proprie percorrenze creative a cui, nel tempo, è ritornato con nuove interpretazioni visive. In questi ultimi tempi sta traducendo l’essenza dei suoi versi attraverso infinite declinazioni immaginative, privilegiando nella composizione formale la ripetizione variata del modulo figurale. Già fin dagli inizi del suo percorso creativo la sua ricerca è apparsa animata da quella sottesa tensione alla sperimentazione che rende mobili e sfumati i confini tra gli stessi linguaggi espressivi. Col suo lavoro ne rivitalizza gli elementi costitutivi operando una loro continua ridisposizione sintattica, una continua mutazione all’origine di feconde ibridazioni. Così la pittura si appropria di elementi scultorei e la scultura dialoga con le cromie pittoriche: diventa oggetto, superficie colorata che si appropria dello spazio, diventa installazione, struttura performativa. La sua mai sazia curiosità conoscitiva è la molla primaria del suo fare artistico che, evolvendosi con coerenza nell’alveo fertile della ricerca, spazia tra un’ampia scelta di temi, affrontati sempre con grande duttilità e padronanza di strumenti tecnici. I lavori più recenti raccontano la sua vocazione ambientalista in una preziosa contaminazione di segno grafico e pittorico che si trasforma, attraverso uno spontaneo processo metamorfico, in manufatto scultoreo.