Mikulàš Rachlík

Determinante nella sua formazione il fatto che durante gli anni di studio presso l’Accademia delle Belle Arti di Praga, sebbene il dogma del realismo socialista fosse ancora solido, cominciavano a formarsi “focolai di rinascita” alla ricerca di una manifestazione artistica più libera. Tutta la prima fase dell’opera di Rachlík (il periodo praghese, 1963 - 1968) rivela l’adesione a quella corrente che si rifaceva alla storia della pittura - specifi camente al Rinascimento e al Manierismo - per indirizzarsi verso una sorta di “realismo fantastico”. Negli 80 disegni realizzati a matita nel 1962 - 1963, che costituiscono il corpo di illustrazioni di “Balty” - opera narrativa di carattere tolkieniano scritta dal padre František - era già perfettamente delineato l’ambito creativo e tematico di tutto il lavoro dell’artista: rappresentazione della condizione universale del genere umano e ricerca dell’identità. Se la produzione di Rachlík immediatamente successiva al suo espatrio a Firenze (1968) conservava ancora il segno del periodo ceco, durante la permanenza dell’artista a Milano (1970-1976), cominciò progressivamente a permearsi di elementi propri della pittura italiana e olandese (il ciclo delle Torri e dei Paesaggi di Babele). Il rientro a Firenze di Rachlík (1976-1987) doveva coincidere con una fase di lavoro, in cui le esperienze esistenziali e creative si concretizzavano in una serie di teste, che evidenziano la maggiore autonomia d’espressione raggiunta in maturità. Degli Anni Ottanta, inoltre, l’importante esperienza teatrale come scenografo e costumista a fianco del regista Franco Enriquez, protratta per un triennio e il rapporto privilegiato con la Galleria Husstege in Olanda. Nel 1988 Rachlík trasferiva il suo atelier in loft di Prato, città che l’apertura del Museo di Arte Contemporanea aveva trasformato in un interessante polo artistico. Scelta che consentiva a Rachlík di lavorare su formati di grandi dimensioni. Nascevano così i cicli delle Porte - simbolici passaggi verso le quattro parti del mondo - degli Orti, dei Boschi, degli Elementi, degli Universi: tele nelle quali la luce diventa protagonista. E nasceva il grande ciclo di pastelli sulla Storia dell’uomo, ma anche i cartoni delle vetrate della chiesa dell’Ascensione di Prato, un’opera monumentale di 150 metri quadrati. Dal 2000, Mikulàš Rachlík vive e lavora a Vejano (VT). Opere di Rachlík compaiono in musei italiani ed esteri: Ceske Museum, Praga; Galerie Klatovy - Klenova; Galleria degli Uffi zi, Gabinetto delle Stampe, Firenze; MAGI ‘900, Pieve di Cento; Museo di Arte Contemporanea, Stia; Kunst Haus, Zurigo; Pamàtnìk Lidice, Lidice. Tra le personali patrocinate da enti pubblici, si ricordano: Praga, Ceske Museum, 2001; Praga, Palazzo Lichtenstein, 2000; Massa, Castello Malaspina, 1998; Trieste, Biennale Italia-Europa, 1997; Firenze, Fortezza da Basso, 1994; Prato, Palazzo Pretorio, 1993. Tra le monografi e e cataloghi personali si segnalano: G. Billi - D. Mafi a, Mikulàš Rachlík, Le vetrate della Chiesa dell’Ascensione di Prato, Gigliotti, I dipinti di Mikulàš Rachlík , Firenze, 1998; A.Barzel, Mikulàš Rachlík, Firenze 1994. Tra le antologie: G. Calandra, Pittori in Toscana, Firenze, 1994; T. Paloscia, Accadde in Toscana, Firenze, 1999; J. Kroutvor, Cesta na jih, Praga. 1999; F. Riccomini, Storia delle Arti Figurative nella Prato del tardo Novecento, Prato, 2002; G. Di Genova, Storia dell’Arte Italiana del ‘900, Bologna 2007.