La loro ricerca nasce dall’incontro con Marta Ruiz, coreografa di Adra danza di Bogotá ideatrice del metodo Tecnica del corpo elastico, incentrato sull’uso di elastici come mezzo per lo studio del movimento, e divenuto elemento coreografico e drammaturgico. Le due performers Emanuela Bianchi e Lubì da più di un decennio proseguono questa ricerca sperimentandola in diversi luoghi naturali, architettonici e d’arte. Gli elastici si innestano, diventano architetture, linee, grappoli aerei, fissi o mobili, prolungamenti del corpo e dello sguardo, tagliano lo spazio, lo aprono, lo incorniciano e il suo interno si tramuta in zona liminale che apre le porte all’immaginazione. La performance elastica esprime il costante mutamento dello spazio interiore ed esteriore, lo spostamento dell’asse centrale per cercare zone di disequilibrio e nuovo equilibrio, forme che mutano i confini; comunica l’interconnessione esistente tra ogni singolo individuo, tra la sua azione spirituale e materiale con tutto l’insieme umano e sociale. Tra le più importanti performance elastiche: Soglia, ottobre 2014, Parco Internazionale della Scultura di Catanzaro, per l’opera “Cabaneéclatéeaux 4 couleurs” di Buren; Link’s Lines, 2011, performance video sul tema relazione uomo-ambiente nata dall’incursione elastica dal vivo su Corso Mazzini di Cz. Architetture Elastiche, novembre 2009, Parco Internazionale della Scultura di Catanzaro, ideata su ElettricKisses di Oppenheim; Cassandra, ottobre 2009, MARCA di Catanzaro